L’antica abbazia: cenni storici    

La vecchia chiesa e il suo patronato

 

“La chiesa di San Michele di Poggio Renatico è con sicuro fondamento storico ritenuta una delle più antiche della Diocesi di Bologna. Fin dal secolo XIV si trova indicata come “pieve”.

Ebbe la nostra chiesa dapprima il titolo di Arcipretale e non di Abbaziale che ottenne solamente il 2 aprile 1644 dal Cardinale Arcivescovo Girolamo Colonna.

Su di essa esercitò per molti secoli piena giurisdizione la famiglia dei Lambertini; estintasi questa nel secolo XIX, i suoi diritti furono devoluti alla famiglia Righi, che si nominò Righi-Lambertini. Quel diritto è ora esercitato dal marchese Prospero Righi-Lambertini di Bologna.

 

Nel 1777 la chiesa minacciava rovina; venne restaurata dall’abate Don Gaiani nel 1780, con mezzi propri e con aiuti dei parrocchiani e i lavori furono tali che si ebbe una quasi riedificazione.

I quadri della chiesa avevano un pregio mediocre; grandissimo invece ne vantava uno rappresentante la Beata Vergine e gli Apostoli San Pietro e San Paolo, collocato nell’altare che fu eretto (1703) nella sagrestia. Ne era autore il celebre Bagnacavallo; nel 1769 il quadro originale fu venduto e venne sostituito con una copia di Alessandro Mazza: di questa brutta storia mancano altri particolari.

Dalla vecchia chiesa parrocchiale di San Michele dipendeva anche la chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio, la quale nel 1600, per la grandissima estensione della parrocchia, fu eretta in cappellina con cura d’anime; ma dopo circa un secolo, in causa degli straripamenti e delle alluvioni del Reno, la chiesa diventò inservibile e allora la cura sussidiaria fu trasferita nell’attuale chiesa di Santa Maria dei Boschi; ciò avvenne nel 1697”.

 

“Nel sopraindicato restauro si lavorò il soffitto; a lungo andare quel peso enorme, per l’insufficiente armatura e per qualche facilissima infiltrazione di acque piovane, doveva staccarsi e precipitare. Infatti la notte del 21 marzo 1901, alle ore 04.30, un terzo circa del soffitto rovinò senza fare, fortunatamente, vittima alcuna, per non essersi ancora cominciate le sacre funzioni. Per l’immediato e gravissimo pericolo di rovina ulteriore, subito, il giorno seguente l’Autorità comunale e quella di Pubblica sicurezza disposero che la chiesa fosse chiusa al culto religioso, che provvisoriamente ebbe allora luogo nel piccolo Oratorio di San Carlo situato poco lungi dalla chiesa e di proprietà della Confraternita del Santissimo Sacramento; ma il giorno 26 maggio passò in un salone del palazzo municipale, ceduto temporaneamente dal Comune”.

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